“Questa storia è fatta di pezzi. Pezzetti, pezzettini di pasta madre.
Questa storia è fatta di storie, come la Storia, quella grande, che è fatta di storie piccine.
Pezzetti, pezzettini di pasta madre, farina, acqua e sale.
Pezzettini di passato da re-impastare nel presente.”
Roma, periferia nord-est. Passando davanti al vecchio forno chiuso di via della Verna, ancora oggi si sente nell’aria l’odore del pane. La saracinesca è abbassata da anni, ma dentro, in un tempo sospeso, una giovane donna continua a impastare. Tiene in vita la pasta madre, una ricetta semplice e antica, e con essa il ricordo di chi prima di lei ha abitato quel luogo.
È il profumo del pane a traghettarci indietro nel tempo, negli occhi e nella voce di Fernanda, una bambina di otto anni che ci conduce nella Roma degli anni più bui: la dittatura fascista, lo scoppio della Seconda guerra mondiale, l’occupazione tedesca.
Roma è dichiarata “città aperta”, ma per chi la abita è una trappola: tra le bombe alleate che piovono dal cielo e la fame che morde, giorno dopo giorno. Ma Fernanda ha otto anni, e ha solo voglia di giocare. Gioca alla guerra con le sue amiche, gioca agli assalti ai forni, gioca a cucinare cibi fantastici.
Fino al giorno in cui la realtà irrompe con forza, e Fernanda diventa testimone della disperazione, del coraggio e del sacrificio delle madri romane, pronte a tutto pur di salvare i propri figli dalla fame.
Pasta madre è un racconto di infanzia e memoria, di pane e resistenza. Un omaggio alla forza delle donne, al nutrimento che attraversa le generazioni, alla storia che vive nelle cose semplici, nei gesti quotidiani, nei luoghi che ricordano anche quando sembrano dimenticati.