Spettacolo in scena al
Teatro Masini, Faenza (250 posti)
Un giorno mi lascerai volare via, mamma?
E aspetterai il mio ritorno, seduta alla finestra?
Mi aspetterai, vero?
Aspetterai che io ritorni a casa con l’aria tra i capelli?
Resterai sveglia tutta la notte?
È vero che non ti dimenticherai mai di me?
Anche se qualche volta sbaglierò?
Guardami mamma, dimmi che sono bravo.
Dimmi che sono tuo e di nessun altro.
Dimmi che sarai sempre lì e mi aspetterai.
Peter Pan è la storia di un’assenza, di un vuoto che spesso rimane incolmabile, di un tempo che sfugge al nostro richiamo e che a volte si ferma, delle esperienze che ci fanno diventare grandi senza volerlo e troppo presto. L’ispirazione viene dalle avventure di Peter e Wendy e dall’atmosfera un po’ misteriosa del primo romanzo di James Matthew Barrie, Peter Pan nei Giardini di Kensington, dove il sentimento autobiografico di una mancanza incolmabile spinge l’autore a creare un mondo parallelo, un giardino prima, un’isola poi, dove i bambini caduti dalle carrozzine e dimenticati dai propri genitori si ritrovano in uno spazio senza confini fisici e temporali.
E l’isoladelmaipiù, Neverland, è forse dentro la testa di ogni bambino, un posto dove vanno a finire le cose dimenticate dai grandi, per cui non c’è spazio nella vita reale. È qui che Wendy riesce a trovare la giusta distanza con il suo essere bambina, qui che sente il desiderio di crescere, di abbandonare l’isola senza recidere quel legame con la propria infanzia che fatica a rimanere con noi tutta la vita: una finestra che chiudiamo diventando grandi e che, invece, dovremmo tenere aperta, in contatto con la nostra realtà e il nostro essere adulti.
Età 7+
Teatro danza, teatro fisico