“Caro Lupo…” è l’inizio di una lettera che ha il sapore di una fiaba. C’è una piccola casa in mezzo ad un grande bosco. La neve regala alla notte un silenzio sospeso, mentre le stelle abitano un limpido cielo invernale. In quella buffa casetta si sono appena trasferiti la mamma, il papà e la piccola Jolie. Jolie è una bambina con una fervida immaginazione che la porta ad inventare milioni di storie, tanto che anche lei, ogni tanto, si interroga sul confine labile tra realtà e finzione.
È curiosa, coraggiosa, intraprendente, le piacciono le stelle, il suo inseparabile orso di pezza Boh e le cose che fanno un po’ paura. I suoi genitori sono eccentrici, in molte faccende affaccendati, sono mani che sistemano, preparano, dialogano tra loro e spesso non danno molto peso a quelle che sembrano essere solo fantasie. Così non le credono quando Jolie sente un suono che non conosce, quando vede un’ombra che non riconosce ma soprattutto quando si accorge di una presenza insolita, una creatura del bosco che la affascina e contemporaneamente, la terrorizza. E quando Boh scompare, Jolie sente un coraggio inarrestabile, quel coraggio che solo l’Amore sa regalarci. E decide di partire, di andare alla ricerca di Boh, verso l’ignoto, si addentra nel bosco, incontra i suoi abitanti, si imbatte in ombre scure, scopre paesaggi incantati, e quando pensa di essersi perduta per sempre, Nonno Nodo e Nonna Corteccia le regaleranno la chiave per affrontare la paura. Perché tutti abbiamo paura e, a volte, essa si può addomesticare, se le guardiamo da vicino, se la attraversiamo, sa diventare piccola e preziosa. Dipende sempre dal nostro sguardo su di lei.
Teatro d’ombre, teatro su nero