Niccolò e Valentino si conoscono da sempre. Perché a 16 anni il tempo è sempre. Nicco e Vale, che hanno accorciato i nomi perché non hanno il tempo di pronunciarli per intero, fanno tutto insieme e dividono tutto. La scuola, le interrogazioni, il pallone, le birre, il fumo. Nicco e Vale condividono l’adolescenza, che sembra essere sempre e per sempre.
Tutto corre e scorre, immutabile e rassicurante, fino a quella sera. La sera in cui, dopo una festa annebbiata dal fumo e dall’alcol, Nicco e Vale scoprono di potersi amare in un modo che mai avrebbero pensato. O che forse era da sempre davanti ai loro occhi, ma guardarlo, anche solo immaginarlo, faceva paura. Tutto è perfetto, come scoprire che l’amico di sempre è anche l’amore della tua vita, quello che, almeno in quel momento, credi possa durare in eterno perché è assoluto e perfetto. Ma arriva la paura, il terrore freddo e crudele del giudizio degli altri, delle famiglie, della scuola, degli amici. E di fronte a questo non bastano le parole, la speranza che qualcosa possa cambiare, e soprattutto non basta l’amore. Perché si è troppo giovani, forse, per essere davvero coraggiosi. E allora è meglio stare con la maggioranza, ridere di un “frocio di merda” e sputargli in faccia.
Anche se quel “frocio” è proprio il tuo amico della vita, l’amore puro per il quale sai che potresti morire. Tutto, purché non si sappia niente di quei baci e di quelle carezze. E di quanto era bello stare ore insieme, anche soltanto a guardarsi.