C’era una volta in Spagna un piccolo toro che si chiamava Ferdinando. Tutti gli altri piccoli tori, suoi compagni di allevamento, correvano, saltavano e si prendevano a testate; ma Ferdinando no. Lui aveva il suo posticino prediletto sotto un albero di sughero, dove si accucciava tranquillamente all’ombra ad annusare i fiori. La sua mamma capiva che lui non si sentiva solo e lo lasciò stare perché era contento.
Così inizia la storia di Ferdinando il Toro che non amava combattere e dimostrare la sua forza, e non per una decisione o per un particolare motivo, ma perché semplicemente era fatto così. Perché amava il profumo dei fiori e la loro bellezza.
La storia poi continua: con il passar degli anni Ferdinando crebbe e crebbe, finché divenne molto grosso e molto forte. Tutti gli altri tori si allenavano a fare a cornate tutti i giorni sperando di combattere un giorno nella Plaza de Toros. Invitavano Ferdinando a misurarsi con loro, lo provocavano, lo deridevano perché non combatteva.
Ma Ferdinando no, a lui piaceva star seduto sotto l’albero di sughero ad annusare i fiori, ad ascoltare il loro soave canto profumato. Nel frattempo, a Madrid, il grande Matador voleva organizzare la sua ultima corrida e voleva che fosse un grande spettacolo. Mandò allora il suo più fedele collaboratore, un essere perfido chiamato il Calabrone a cercare il toro più feroce, più grande, più combattivo.
Calabrone era disperato, girava in lungo e in largo per trovare un toro adatto a soddisfare i desideri di Matador, ma non trovava nulla, aveva visitato ormai tutte le fattorie dove si allevavano tori. Gli restava solo quella di Ferdinando.
Il tempo passava e Matador diventava impaziente e preoccupato che il suo progetto non si potesse avverare.
Calabrone aveva il potere di trasformarsi in un essere molto piccolo e di volare senza essere notato e così, alla fine, trovò Ferdinando.
Decise che era il toro giusto per la corrida di Madrid, ma voleva verificare la sua aggressività così, quando arrivò alla fattoria, decise di pungerlo a tradimento, proprio lì, sul sedere. La puntura provocò a Ferdinando così tanto dolore da farlo correre e saltare e infuriare. Il povero Ferdinando cominciò a correre sbuffando e muggendo, come impazzito.
Gli uomini del Matador lo videro: era il toro giusto per la grande corrida di Madrid e lo fecero portare via su un carro, per il combattimento con Matador nell’arena, nella Plaza de Toros.
Il giorno prima del combattimento ci fu la parata della grande festa, c’erano i banderilleros con i loro punteruoli aguzzi per punzecchiare, i picadores con le lunghe lance da conficcare nel toro per farlo arrabbiare ancora di più, infine arrivò Matador, il più famoso torero di Spagna, con una cappa rossa e la spada, per infilzare il toro dopo tutti gli altri. Infine, anche Ferdinando sfilò con tutti gli altri senza capire cosa stava succedendo e gli abitanti di Madrid si affacciavano alle finestre, si accalcavano nelle strade per vedere il toro più feroce, più aggressivo, più grande.
Alla fine della giornata di festa tutti andarono a dormire nella grande attesa per lo spettacolo della corrida del giorno dopo.
Anche Ferdinando si addormentò e sognò che recitava una poesia ai suoi amati fiori, sotto la sua quercia, nella lontana fattoria. Sentiva la mancanza del suo luogo placido, tranquillo, senza combattimenti e dolore, colmo dei voli delle farfalle, dei colori e dei profumi dei suoi amati fiori, della leggerezza delle giornate di sole e delle notti fresche e piene di stelle.
Il giorno della corrida tutti furono svegliati dal clamore della festa. La città era piena di voci, di grida che invitavano ad andare alla Plaza de Toros per il grande spettacolo. Quando tutto fu pronto, Matador era già al centro dell’arena che aspettava, il pubblico aveva riempito ogni ordine di posto, ma il toro non si vedeva. Venne annunciato più volte, ma non succedeva niente. Il grande portone che portava alle stalle dei tori restava vuoto. Per un attimo lo spettacolo venne sospeso. Ci fu un grande silenzio. Poi timidamente Ferdinando si affacciò al portone e restò immobile a guardare Matador. Era enorme. La festa con tutto il suo clamore ricominciò. Matador tentò in tutti i modi di provocare Ferdinando, di farlo combattere. Picadores e banderilleros non si vedevano più, avevano paura di quel toro così grande. Il pubblico lanciava petali di fiori. Matador tentò in tutti i modi di invitare Ferdinando al combattimento: lo provocò, lo minacciò, lo derise, lo invitò, lo supplicò, ma non c’era niente da fare, Ferdinando restava immobile, non ne voleva sapere di combattere. Avrebbe potuto farlo, avrebbe potuto correre e sbuffare e tentare di incornare Matador, ma questo non era nella sua natura, e rimase immobile, indifferente alle provocazioni, agli inviti, alle suppliche.
Matador, sconfitto, fu costretto ad abbandonare la Plaza de Toros. Quel toro gli aveva dato una grande lezione rifiutandosi di combattere. Riportarono allora Ferdinando alla sua fattoria, tra i suoi amati fiori.
E per quello che si sa è ancora là, è felice.
Pubblicata per la prima volta nel 1936, la favola di Ferdinando, il giovane toro che preferisce il profumo di un fiore alla violenza della corrida, suonò a molti come una nemmeno troppo velata metafora pacifista. Un messaggio potente, che contrapponeva in modo ironico e paradossale l’umanità del toro e la bestialità della violenza e della guerra. Alcuni dittatori fecero addirittura bruciare tutte le copie del libro perché non fosse letto. Gandhi invece lo citava tra i suoi libri preferiti.
Bibliografia e cinematografia minima:
La Storia del Toro Ferdinando di Munro Leaf , illustrazioni Robert Lawson
Ferdinando il toro di Dick Rickard – Walt Disney Productions
Ferdinand, film di Carlos Saldanha – Blue Sky Studios,20th Century Fox Animation
Fascia d’età: 3-8 anni
Durata: 50 minuti
Tecniche utilizzate: teatro d’attore, oggetti e pupazzi