Attraverso l’utilizzo di oggetti, visioni, testi, leggende e con la partecipazione di divertenti pupazzi, si sviluppa e si indaga in modo poetico sulla nascita del nostro pianeta, su come i primi uomini tentavano di conoscerlo, abitarlo e rappresentarlo, su come la scienza ne ha spiegato le origini, su come in seguito è stato definito nelle carte geografiche e, in un gioco linguistico, di come Terra abbia tanti sinonimi e derivati.
Una interessante leggenda Indù (India) di circa 2500 anni fa – narrata con una piramide in formazione di scatole di cartone illustrate, legate tra loro – recitava che quattro elefanti sorreggevano la terra fino a farle sfiorare il cielo, disposti sopra il carapace di una tartaruga che si trovava posata sopra un gran serpente. In questo modo, infatti, i sacerdoti Vedici l’avevano ipotizzata.
In seguito, la scienza ipotizzò l’origine dell’universo con il Big Bang.
L’artista propone poi una leggenda interamente inventata secondo cui una gigantesca Tartaruga, nel caotico spazio ancora in formazione, prima di allontanarsi nel vuoto, depone le sue uova vicino ad una piccola stella che le sembra avere una luce e un calore accoglienti. Le piccole uova si trasformano nei pianeti del nostro sistema solare e, in dialogo tra loro, si presentano e si dispongono in un girotondo attorno a quella stella che chiameranno Sole.
I protagonisti della storia a fianco di Danilo Conti, nei panni del dottor Nikopol – valente astronauta/astronomo – sono personaggi animali irriverenti, simpatici e volte un po’ pasticcioni fra cui, Mr Wendall, un piccolo gorilla provocatorio, a tratti grottesco, a tratti sognatore; Mr Mentall, il porcellino bibliotecario e grande costruttore di oggetti scientifici, e Mamma Capra, biologa ricercatrice che analizza tutti i reperti che le vengono portati.
Le tecniche di realizzazione sono quelle dell’artigianato teatrale più genuino, care alla poetica di Danilo Conti: la tartaruga è modellata con carta di quotidiano, palline colorate di differente grandezza, bastoncini, una lampada su un piano inclinato che ruota gli oggetti della composizione.
In uno spettacolo sull’origine della Terra non possono mancare eruzioni vulcaniche, vapore avvolgente, piogge torrenziali per spiegare l’origine dei mari e dei laghi: la formazione del pianeta Terra, allora, è restituita con l’ausilio di piccoli ventilatori con finte lingue di fuoco, ferri da stiro a vapore, piccoli innaffiatoi, boule di acqua colorata.
La leggenda dell’etnia sudamericana Kaxinawà è invece narrata attraverso sagome di cartoncino e gelatine colorate per le ombre.
Attraverso l’osservazione della natura gli uomini hanno sempre cercato di capire, conoscere l’ambiente che li circondava e di cui facevano parte.
Per l’artista è stato interessante esplorare, utilizzando maschere e oggetti rudimentali, come le prime intuizioni e spiegazioni dei fenomeni naturali fossero legate a un immaginario naturalistico popolato da animali, strani esseri, mostri, eroi umani coraggiosi che, con le loro imprese, contribuivano a migliorare la vita delle loro comunità
Nell’apparato visuale dello spettacolo, infine, sono sempre presenti le cartine geografiche che fanno da cornice alle narrazioni e alla gara dei sinonimi e dei derivati della parola Terra ideata da Mr Wendall.
Età consigliata: 3+
Durata: 50 minuti ca.
Teatro d’attore, oggetti e figure