Michael Pollan sostiene che “per l’onnivoro, il numero eccessivo di alternative è fonte di ansie e di stress, sensazioni ignote a vacche e koala, per i quali la capacità di distinguere tra cose buone e cattive da mangiare è come una seconda natura. I nostri sensi possono essere d’aiuto a tracciare una prima distinzione fra cibi buoni e nocivi ma per ricordarci cosa mangiare e non deviare troppo, noi umani ci affidiamo alla cultura”.
Alimentire è il nuovo progetto di Arianna Porcelli Safonov dedicato al grosso guaio in cui si è ficcata l’alimentazione: quello di diventare una tendenza a cui si aderisce con tutti i peggiori difetti disponibili.
C’è la frustrazione di non saperne mai abbastanza, la certezza che verremo umiliati dallo chef semidio e da quello che non si chiama più menù ma “carta” e che ha la stessa giovialità di un saggio di chimica nucleare ma costa di più.
C’è l’ansia delle centomila intolleranze alimentari, della sofisticazione di qualsiasi ingrediente per renderlo più performante, costoso e tossico mentre il marketing mette in bella mostra il termine “naturale”, insomma, c’è tutto quello che serve per potersi difendere in un ristorante ed è tutto a bagnomaria nei racconti della Safonov, assurdi ma casalinghi.
Il mondo segreto dei filippini, il giorno in cui assaggia per la prima volta una pastasciutta e quello in cui un cheeseburger la salvò.
Alimentire è un progetto che si prende gioco dell’ossessione per la cucina gourmet, è una risata che prende tempo per celebrare il vero valore del cibo, salvando chi lo cucina e spiegandolo a chi vorrebbe mangiarlo senza farsi problemi.