Studio Doiz

Gramsci Gay

di Iacopo Gardelli

con Mauro Lamantia

regia Matteo Gatta

scene e costumi Gaia Crespi

voce e tecnica Mattia Sartoni

produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri 

Spettacolo vincitore della Borsa Teatrale Anna Pancirolli 2022

Antonio Gramsci ha la capacità di parlare direttamente all’inquietudine delle coscienze. Leggerlo oggi dà l’impressione di leggere pagine scritte da un alieno; tale è la grandezza del personaggio in termini di valore assoluto (tra i pensatori politici più studiati al mondo), tale è la distanza, palpabile, tra quelle parole e la retorica da mass media alla quale ci siamo abituati.

Antonio Gramsci muore però nel 1927, lasciando noi un secolo dopo a interrogarci sulla sua eredità. Se da una parte la sua icona è ancora vessillo di una sinistra che professa i valori dell’antifascismo, della lotta operaia, ecc., dall’altra viene da chiedersi se i millennials, ovvero i prossimi adulti, i prossimi cittadini responsabili, si riconoscano veramente in quella fiducia cieca nella politica come strumento di emancipazione.

La sensazione, infatti, è che mai sia stato così profondo lo scollamento tra U35 e politica. Se fosse vero, come Gramsci scriveva nel famoso articolo del 1917, che vivere significa essere partigiani, allora saremmo una generazione di morti che camminano. È su questa semplificazione che purtroppo marcia una gran fetta del discorso pubblico.

Ma qual è, allora, la verità? Quali sono i desideri, le motivazioni, le vere potenzialità di questo diffuso scontento? Avremo la capacità di rinnovare quegli strumenti di confronto collettivo che ci appaiono oggi così distanti dalle nostre vite private, vetusti, inattuali, autoreferenziali? O la nostra sfiducia generalizzata nelle impalcature democratiche, nel diritto di voto, nella manifestazione organizzata del dissenso, ci ha resi incapaci di pensare a un’alternativa alla realtà esistente? Gramsci, ancora nell’articolo sopracitato, scriveva: “L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera”. Come si può raccogliere un’eredità così intransigente quando il presente sembra così buio e privo di promesse? Dal nulla, in questa oscurità qualcuno ha acceso un fuoco.

La notte del 10 novembre 2019 è stato deturpato un murales raffigurante il volto di Gramsci sul carcere di Turi, a Bari, dove il filosofo sardo trascorse 5 dei suoi 10 anni di prigionia e scrisse gran parte dei Quaderni dal Carcere. Una mano anonima ha scritto GAY sulla fronte con l’acrilico rosso.

Gramsci Gay è diviso in due quadri. Nel primo quadro siamo nel 1920. Un Gramsci non ancora trentenne arringa gli operai torinesi all’indomani del fallimento dello storico sciopero delle lancette. Il secondo quadro è ambientato ai giorni nostri: Nino Russo, il nostro vandalo del murales di fantasia, viene colto in flagrante e trascinato in commissariato per un interrogatorio molto diverso da quello che si aspetta. Questi due eventi, a cent’anni di distanza l’uno dall’altro, tessono fili invisibili sui significati di impegno e disillusione, fiducia e indifferenza, fuoco e cenere.

domenica 19 Gennaio 2025 ore 21:00

POSTO UNICO: 10 €

BIGLIETTI DA SABATO 7 SETTEMBRE!
Prevendite diurne
presso la biglietteria del Teatro Diego Fabbri (Corso Diaz 38/1) dal martedì al sabato dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 18 (festivi esclusi).
Prenotazioni telefoniche (0543 26355) negli stessi giorni dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 18.

Sui biglietti acquistati o prenotati telefonicamente in prevendita sarà applicato un ddp di 1 €.
Sui biglietti acquistati online sarà applicata una maggiorazione da parte del fornitore del servizio (Vivaticket).

Biglietteria serale, nella sera di spettacolo presso Teatro Piccolo a partire dalle ore 20 (tel. 0543 64300).

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