Con “Orfeo ed Euridice” la compagnia Il Baule Volante prosegue il percorso di ricerca sulla narrazione a due voci attraverso il racconto di uno dei miti più affascinanti dell’antichità.
LA TRAMA E I SUOI SIGNIFICATI
Orfeo è il cantore ed il poeta più apprezzato della sua epoca. È così abile nel suono della lira ed è così melodioso il suo canto, che ogni creatura dell’universo rimane ammaliata ad ascoltarlo.
Lo ascoltano tutti gli animali: le bestie feroci si ammansiscono al suono della sua voce; gli uccelli si fermano in volo per meglio sentire; lo ascoltano i pesci e le altre creature delle acque; si dice che gli alberi protendano i rami verso di lui, che lo ascoltino i sassi e le montagne e così pure la pioggia e tutti gli elementi della natura. E persino gli uomini dimenticano ogni affanno e trovavano pace e serenità al canto di Orfeo. Tutte le creature amano Orfeo e la sua arte sublime.
Ma più di tutti lo ama la sua sposa, la bellissima ninfa Euridice ed Orfeo vive così la sua giovinezza al culmine della gioia e della gloria. Ma un giorno questa felicità si interrompe in un attimo: la sua giovane sposa Euridice viene morsa da un serpente velenoso e muore. Orfeo impazzisce di dolore: non canta più; non suona più; si allontana dagli uomini e cade preda della disperazione più assoluta. Allora, per riavere la sua amata, decide di sfidare gli Dei dell’Oltretomba. Parte alla volta del regno dei morti con l’intento di andare a riprendere la sua Euridice. E parte solitario, accompagnato soltanto dalla sua lira e dalla sua arte.
Scende fino allo Stige dove, grazie alla bellezza del suo canto, affronta e vince ogni ostacolo: si commuovono e lo lasciano passare prima Caronte, il traghettatore delle anime, e poi Cerbero, il mostruoso cane a tre teste guardiano degli Inferi. Ed infine si commuovono persino gli algidi sovrani dell’Oltretomba, Ade e Persefone, che, inteneriti dalle parole di Orfeo, gli concedono di riportare la sua amata tra i viventi. Ma pongono una condizione precisa: lungo tutto il tragitto di ritorno Orfeo non dovrà mai voltarsi indietro a guardarla, altrimenti Euridice tornerà per sempre ad essere ombra tra le ombre.
Quella di Orfeo ed Euridice è la storia di un viaggio avventuroso, di una ricerca di sé nel profondo delle anime, una sfida con sé stessi per sconfiggere il freddo e il buio attraverso la bellezza e l’amore; la sfida di un uomo che affronta le potenze più temibili e spaventose, non con la forza fisica né con l’abilita guerresca, ma con la sincerità e lapurezza dell’arte. Nel mito di Orfeo si raccoglie una sorprendente molteplicità di tematiche: l’amore e la morte, il trionfo e il fallimento, la ricerca della bellezza e la discesa negli inferi. Forse è per questo motivo che, tra le leggende che hanno attraversato i secoli e sono arrivate a noi intatte nei loro significati e nei loro interrogativi, poche hanno avuto la fortuna in poesia, in musica, in letteratura e nel teatro come la storia del mitico cantore della Tracia, il figlio di Apollo e della Musa Calliope, Orfeo, amato dagli dei e dotato di una voce e di un canto capaci di estasiare l’universo intero.
Lo spettacolo si snoda come una narrazione a due voci, nella quale il racconto prende origine dalle voci e dai corpi dei due interpreti, che, nell’essenzialità della parola e del gesto, ricercano un contatto il più possibile profondo e sincero con il pubblico.
LEGGERE IL MITO
Mythos significa “parola” ed è proprio la parola, espressa dalla voce, il primo e più profondo strumento di comunicazione umana. Per secoli i racconti mitici sono stati tramandati oralmente attraverso la narrazione, nascendo quindi con la parola stessa, secondo un processo di comunicazione e scambio che si riproduce in modelli simili nelle diverse culture. Nella sua riproposizione di modelli archetipici appartenenti ad un inconscio collettivo, il mito accomuna gli uomini nella spiegazione e nella condivisione delle loro esperienze. Il nostro approccio con il mito è sempre accompagnato da un’osservazione attenta e paziente. Ci avviciniamo ai miti passando attraverso la loro ricchezza di immagini vivide cui cerchiamo di dare corpo e voce anziché interpretazioni, perché, come scrisse Italo Calvino: “ogni interpretazione impoverisce il mito e lo soffoca: coi miti non bisogna aver fretta; è meglio lasciarli depositare nella memoria, fermarsi a meditare su ogni dettaglio, ragionarci sopra senza uscire dal loro linguaggio di immagini. La lezione che possiamo trarre da un mito sta nella letteralità del racconto, non in ciò che vi aggiungiamo noi dal di fuori. “
L’IMPORTANZA DEL RACCONTO ORALE
Noi crediamo che per ogni essere umano sussista una sorta di “diritto al racconto”, vale a dire della possibilità di fruire del piacere di lasciarsi coinvolgere, trascinare ed emozionare dal racconto, di avvalersi dei suoi stimoli, suggerimenti e suggestioni. Per questo abbiamo lavorato e lavoriamo tuttora su tecniche narrative di impatto emozionale, alla ricerca continua di modalità sempre più raffinate, capaci di coinvolgere ed affascinare il pubblico. Con il supporto di pochi oggetti e scenografie essenziali, esploriamo le possibilità degli strumenti più puri e semplici nelle mani del narratore: della voce singola come del racconto a due voci, dell’uso del corpo e delle sue capacità espressive e di accompagnamento della parola. Perché la parola, così raccontata, giocando da una bocca all’altra, rimbalzando da un corpo all’altro, faccia emergere tutti i significati del racconto, ma senza alterarne le possibilità creative e immaginifiche. Attraverso il racconto, le immagini vengono, infatti, create ed elaborate direttamente dalla mente e dalla fantasia dello spettatore, senza mediazioni, in un contatto diretto con il proprio io, con il proprio vissuto, il proprio immaginario. La magia del teatro, la sua capacità di fascinazione, di creare situazioni credibili o addirittura di ricreare la realtà stessa dal nulla, raggiungono il loro livello più elevato mediante un coinvolgimento ed un rapporto stretto tra attore e pubblico; un dare e ricevere continuo e reciproco, che fanno della narrazione la forma spettacolare “interattiva” per eccellenza. Crediamo che, per combattere il dilagare di immagini preconfezionate che ottundono la nostra mente e la nostra fantasia, nulla sia più attuale ed insostituibile di una forma di comunicazione che evoca tempi antichi. Quando la tecnologia allontana e rende sempre più flebili i rapporti umani, il rito eseguito dalle persone che si radunano attorno alle parole, ai gesti e ai silenzi assume una forza ed un’importanza al di là del tempo.
PROPOSTA DI LAVORO
Si consiglia di effettuare, dopo la visione dello spettacolo, un lavoro di trasposizione del mito nella nostra vita di tutti i giorni, proponendo ai ragazzi la ricerca, nel mondo che li circonda e nel loro immaginario, di personaggi e situazioni che abbiano attinenza con quelli del mito di Orfeo ed Euridice. Da qui si potranno inventare storie che ripropongano la stessa dinamica ma con questi nuovi personaggi. Tali storie possono poi essere sviluppate in narrazioni singole o di gruppo. Si può chiedere inoltre ai bambini e ai ragazzi di tradurre in forma grafica quanto hanno ascoltato, per poi andare a scoprire le numerose opere d’arte nelle quali è stato rappresentato il mito.